Il racconto di Natale dal Caritas Baby Hospital – parte 2 di 4
Avvicinandoci alla fine dell’anno, abbiamo pensato di pubblicare in prossimità di ogni Domenica dell’Avvento una parte del racconto di Natale che arriva dal Caritas Baby Hospital. Nelle parole di questo primo appuntamento e dei prossimi, troviamo storie vere delle mamme, delle mamme e dei bambini che vivono in Palestina. Un racconto di amore, sofferenza, calore familiare, speranza. Ti invitiamo a goderti la lettura e a seguire i prossimi episodi!
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Tre generazioni, un ospedale – Il racconto di Natale dal Caritas Baby Hospital di Betlemme
2′ PARTE – Andrew non lascia trasparire nulla
Il piccolo Andrew viene sottoposto a visite regolari da quando è nato. Gli vengono controllati i reni, anche con gli ultrasuoni, e si confrontano tutti i suoi parametri. Lo scorso anno Andrew è stato ricoverato due volte per un’infezione alle vie urinarie. Suhair ha sempre potuto pernottare bell’appartamento delle madri, restando il più a lungo possibile accanto al figlio. La giovane donna, capelli lunghi e setosi, spesso portati sciolti, trascorreva quasi ventiquattro ore al giorno al capezzale del piccolo. Ma anche in ospedale non disdegnava il proprio aspetto e si preoccupava che il figlio fosse ben vestito. Suhair ha un debole per tutto ciò che è bello, senza però essere, per questo, superficiale. Quando a Betlemme le fu offerta la possibilità di imparare il mestiere di parrucchiera, la giovane donna lasciava subito la scuola per iniziare i corsi di formazione. «Non mi sono mai pentita di questa decisione. Amo questa professione.»
Appena i figli saranno un po’ cresciuti, vorrebbe aprire un piccolo salone. In ogni caso si vedrà cosa le riserverà il futuro. Ora tutto ruota attorno ai bambini, soprattutto ad Andrew, la cui patologia nefrologica la preoccupa. Il piccolo è un ottimo paziente, e si lamenta raramente. Al massimo protesta un po’, quando gli infilano un ago da infusione o gli strappano via un cerotto per sostituirglielo. Anche quando i medici gli fanno la palpazione della pancia o lo auscultano con lo stetoscopio gelido, Andrew sorride, sereno, con quel suo faccione tondo, come se niente fosse.
A volte, Suhair si chiede se stia dedicando troppa attenzione ad Andrew e troppo poca a Matthew, il figlio maggiore. «Io so bene come ci si sente», dice. «Quando Ala venne al mondo con la sindrome di Down, la vita della mia famiglia cambiò completamente.» La madre era spesso in ospedale con lui, e così i figli più grandi dovevano occuparsi di molte cose. «Io stessa, all’epoca, non avevo ancora dieci anni.» Oggi sa, per esperienza diretta, che grande fatica comporti avere un bambino ammalato in famiglia «È difficile fare fronte correttamente a tutto. Per fortuna posso contare sulla mia famiglia, e sono grata a mia madre per il grande aiuto che mi dà.»
La settimana prossima potrai leggere la terza parte del racconto di Natale! Ti aspettiamo su queste pagine!
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