Omar va di fretta
Le doglie, a Mouna, sono iniziate all’improvviso, con cinque settimane di anticipo. A quel punto, non rimaneva altra possibilità che chiamare il marito per andare velocemente in ospedale. Anche perché gli intervalli tra una contrazione e l’altra diventavano sempre più brevi, mentre la via verso l’ospedale sembrava sempre più lunga. E da Hebron all’ospedale ci si mettono più di cinque minuti.
Il piccolo, poi, aveva una voglia matta di nascere tanto che è venuto al mondo in macchina, nel viaggio verso l’ospedale. Per accudire Omar al meglio, la cosa migliore da fare era portarlo nel reparto di terapia intensiva del Caritas Baby Hospital: così un’ambulanza ha portato il neonato a Betlemme.
E poi, il piccolo Omar aveva una voglia di vivere impressionante, nulla sembrava essere abbastanza veloce per lui. Già dopo la prima notte, è stato possibile togliere la respirazione di sostegno per lasciare quella spontanea visto che i suoi polmoni erano sufficientemente forti.
Adesso sua madre è davvero felice: può tenere suo figlio, che pesa 1,9 chili, tra le proprie braccia. Lei è ancora in ospedale, per potersi riprendere da questa nascita affrettata. Il padre di Omar lo ha rivisto dopo la terapia intensiva ed è molto felice del suo secondogenito, anche se si immaginava il suo arrivo in modo un po’ differente.