Reportage: l’incontro Annuale degli Angeli a Roma è stato una giornata di Bene!
Sabato 2 ottobre in occasione della ricorrenza dei Santissimi Angeli Custodi si è tenuto l’11° Incontro Annuale degli Angeli dei Bambini di Betlemme, tradizione iniziata tanti anni fa per riunirci attorno al nostro amato ospedale in Terra Santa restando qui in Italia.
Un’occasione non solo di ritrovo, ma anche di nuova conoscenza con persone da tutta Italia che partecipano appositamente per tornare ai grandi motivi di fondo che animano il nostro impegno comune per la Terra Santa e per i suoi fiori più belli: i bambini! E in particolare i bambini ammalati, che tra quei fiori sono i più fragili e i più bisognosi di essere accuditi con cura e amore.
La giornata si è sviluppata con l’intenzione di tenere assieme aspetti contrastanti, ma conviventi nello scenario della Palestina: il conflitto e i semi di pace; l’oppressione e l’impegno non violento per la libertà e l’indipendenza; il dramma dei profughi e la resilienza di chi resta nonostante tutto; l’apparente impossibilità di una convivenza e l’esempio luminoso del Caritas Baby Hospital a sfidare questo preconcetto.
Abbiamo iniziato con i saluti di Emilio Benato, Presidente di Aiuto Bambini Betlemme e di Sybille Oetliker, direttrice della Kinderhilfe Bethlehm (la casa madre svizzera e fondatrice del Caritas Baby Hospital), che hanno augurato a tutti un’ottima e proficua giornata di lavoro e confronto, in spirito di fraternità e di solidarietà.
Il primo intervento della giornata è stato affidato a Danilo Feliciangeli, responsabile dei progetti di Caritas Italiana in Medio Oriente e a Daniele Rocchi, giornalista del SIR – Servizio di Informazione Religiosa esperto di Terra Santa, Israele e Palestina. Partendo dalla presentazione del Dossier di Caritas Italiana “Vita da Rifugiati: il conflitto israelo-palestinese e la tragedia di un popolo esule”, abbiamo ripercorso le vicende che hanno portato alla diaspora del popolo palestinese dopo la diaspora di quello israeliano. Questo excursus ci ha dato modo di scoprire che nel mondo esiste una sorta di “stato dei profughi e degli esuli” che conta più di 70 milioni di persone che è fuggito e sta fuggendo dalla propria terra natia per cercare salvezza e speranza altrove. Questo fenomeno durate il periodo Covid è stato rallentato dalla chiusura delle frontiere internazionali: da una parte questo flusso umano si è fatto più lento, dall’altra la tragedia di donne, bambini e uomini è restata identica, aggravata dalle condizioni inaccettabili di segregazione e discriminazione in cui versa questa enorme folla di senza terra e senza diritti. Inoltre, abbiamo potuto comprendere con dovizia di dettagli e di elementi oggettivi tratti dalla cronaca politica ed economica quanto la condizione del popolo palestinese sia sempre più quella di un “terzo incomodo” che si trova a vivere su una terra che è la scacchiera per attori internazionali che si contendono il dominio e gli equilibri del Medio Oriente. Ma allora, c’è speranza? Si, c’è se continuiamo a farci testimoni di tutti i semi e i gesti di pace che animano la società israeliana e palestinese, fuori dal clamore mediatico ma dentro la vita delle persone che abitano quelle terre con l’unico desiderio di trovare serenità e armonia.
Abbiamo quindi continuato con la presentazione del libro“Palestina Al Habiba! Storia di una cooperante in Terra Santa” da parte dall’autrice Beatrice Tauro, che ci ha parlato del suo rapporto di “simbiosi” con la protagonista Pina Belmonte, Angelo di Cosenza e abitante della Terra Santa. Un intervento toccante quello di Beatrice, che ha saputo mescolare con gentilezza e passione le motivazioni personali che l’hanno portata a quest’opera e le intenzioni civiche e civili dalle quali si è sentita chiamare in causa in prima persona.
Prima di pranzo c’è stato il collegamento in diretta con il Caritas Baby Hospital di Betlemme: abbiamo avuto la fortuna di raccogliere la testimonianza di Wafa Ghanem, Direttrice della Qualità dei Servizi e della Sicurezza dei Pazienti del nostro amato ospedale. La voce di Wafa più volte ha tremato per l’emozione e la sincera commozione: la Betlemme che lei vive e vede da ormai quasi 2 anni è una Betlemme desolata, spogliata dai turisti e dai pellegrini, gli abitanti si sentono soli e vivono questo lungo tempo con la rassegnazione di chi non lavora da molti, troppi mesi. Tuttavia, al Caritas Baby Hospital il lavoro non si ferma mai, il che significa che la vita continua a fiorire e crescere rigogliosa: i bambini arrivano di continuo, l’ospedale riceve meno pazienti per visite brevi e di più per ricoveri e casi gravi. Il personale è impegnato con amore e professionalità a servire ogni piccola vita, con successi e conquiste per la loro salute che sono all’ordine del giorno.
Dopo un pranzo conviviale, finalmente abbiamo avuto la fortuna di fare conoscenza con con le Suore di Carità dette di Maria Bambina, le Sorelle al servizio del Caritas Baby Hospital di Betlemme succedute nel ruolo alle Suore Elisabettine. Abbiamo iniziato conoscendo Suor Aleya Kattakayam, Superiora della nuova comunità. Lei e le sue consorelle sono infermiere specializzate e stanno facendo formazione in corsia assieme ai loro nuovi colleghi dell’ospedale. Ci ha detto che questa nuova partenza nel contesto palestinese avrà bisogno dei suoi tempi per stabilizzarsi, ma sono felici di essere lì, le loro passaste esperienze le rendono forti e stanno per iniziare a studiare l’arabo per essere più vicine possibile alla popolazione. Qui in Italia erano invece presenti Suor Apoline e Suor Maria Rita della comunità romana: loro ci hanno trasportati in un lungo e curioso tour del mondo a scoprire le radici, la crescita e i progetti della loro congregazione. Siamo rimasti davvero stupiti e contenti di aver scoperto quanta vitalità e quanta solidarietà animano le Suore di Carità! Siamo assolutamente certi che il loro servizio al Caritas Baby Hospital per la popolazione di Betlemme sarà formidabile.
Abbiamo quindi lasciato spazio e tempo agli Angeli intervenuti da varie parti d’Italia per raccontare la propria storia assieme al Caritas Baby Hospital e per porgere i propri inviti e proposte. Le idee e gli stimoli emersi sono molti e molto forti, l’impegno da qui in avanti è quello di rendere reale e concreto tanto spirito di iniziativa, per il bene dei nostri piccoli angeli ammalati in Terra Santa.
Abbiamo chiuso la giornata raccontando l’impegno, i sogni e le proposte dell’associazione Aiuto Bambini Betlemme. C’è tanto di possibile e di fattibile per chi vuole spendersi per i nostri piccoli fratelli e sorelle ammalati in Palestina! Il primo orizzonte è quello della campagna di Natale, che ci chiama tutti a muoverci uniti e in sinergia per sostenere gli sforzi della terapia intensiva dell’ospedale, messa a dura prova da oltre un anno di cambiamenti epocali per il territorio palestinese.
Ringraziamo davvero tutti per la partecipazione, l’energia e la fraternità e il grande Bene messi in circolo in questa giornata di incontro e lavoro. Nonostante i mille dubbi dovuti al permanere della situazione pandemica, aver realizzato questo ritrovo è stato importante, perché è il segno che la solidarietà non si ferma mai e trova sempre un nuovo punto di appoggio dal quale riprendere slancio!