Dio mi ha mandato una NAVE piena di bei volti, cuori e anime, li ha chiamati AMICI
Wafa’ è la direttrice dell’appartamento delle mamme al Caritas Baby Hospital. L’abbiamo incontrata qualche settimana fa durante la diretta di “Viaggio in Terra Santa tra le pietre vive” (se vuoi rivedere la diretta clicca qui). Quel giorno avrebbe voluto condividere con tutti voi un momento particolare della sua vita, purtroppo non c’è stato il tempo. Ci teneva così tanto che l’ha messo per iscritto e ce l’ha inviato. Mentre traducevo mi sono resa conto del grande regalo che Wafa’ ci ha fatto, la sua è una vera confidenza di quelle che si fanno agli amici fidati, sapendo che solo loro possono capire e accogliere le nostre parole.
Dio mi ha mandato una NAVE piena di bei volti, cuori e anime, li ha chiamati AMICI
– di Wafa’ Farid Musleh –
Mi sentivo sola, anche se ero amata e avevo una bella famiglia, ero circondata da molti amici, studiavo, lavoravo, andavo in chiesa ogni domenica, pregavo nella mia anima e nel mio cuore ogni secondo della mia vita.
Avevo una relazione forte con Gesù ma allo stesso tempo avevo sete. Sentivo che mi mancava qualcosa nel cuore ma non sapevo cosa, quindi decisi di scrivere delle lettere a Gesù. Ricordo di essere andata al fiume Giordano tenendo tra le mani una lunga lettera dove gli chiedevo di aiutarmi a crescere nella fede e di averla gettata nel fiume sperando che arrivasse a lui. Mettevo lettere in ogni chiesa che visitavo, ma Gesù in quel momento non rispondeva. Questo mi rese molto triste e a poco a poco iniziai a perdere la speranza.
Sentirsi SOLI non è affatto facile e in fondo non stiamo vivendo una vita facile a Betlemme. Siamo circondati da un muro di segregazione e viviamo sotto occupazione. Non possiamo muoverci da Betlemme a Gerusalemme perché il governo israeliano controlla le nostre mosse, non so nemmeno come andare a Gerusalemme da sola, non conosco nemmeno le strade di Gerusalemme.
Ho cercato di convincere mio marito ad emigrare e a lasciare Betlemme, ma lui si rifiutò e il suo rifiuto mi fece arrabbiare creando dei problemi tra di noi.
Volevo vivere in libertà e stavo cercando un futuro migliore per le mie figlie, e dopo quel rifiutato vissi in modo miserabile, non ero soddisfatta e non apprezzavo nulla. Smisi di pregare e per molti anni non andai in chiesa. Le mie preghiere si rivolsero ad incolpare Dio, discutere con lui, ebbi il coraggio di dirGli che non volevo vivere nella Sua terra: “Perché mi hai scelto, perché mi stai punendo, cosa ti ho fatto! Perché sei così duro con me, cosa ho fatto per meritarmi questa scortesia da te Dio!”
Ero consapevole del seme nel mio cuore, ma non potevo più annaffiarlo, ho continuato la mia vita senza assaporarne la bellezza, ed era come se fossi una persona morta che viveva una vita finta.
Nel 2013 la mia vita prese un’altra direzione. Venni presentata a un gruppo di amici italiani dal nostro amico Vincenzo Bellomo (Angelo dei bambini di Betlemme). Vennero a visitare il Caritas Baby Hospital dove lavoravo e lavoro. Pensavo sarebbero stati un gruppo di pellegrini come tutti gli altri, di quelli che passano velocemente al Caritas e poi se ne vanno.
Quello che successe con questo gruppo fu l’opposto. Erano interessati a me come persona più che al luogo e il loro modo di guardarmi mi toccò il cuore.
Ne nacque un’AMICIZIA che mi portò in Italia più volte. Attraverso loro sentivo che non ero più sola. Dio ha aperto il mio cuore e i miei occhi alla bellezza che stavo vivendo. Durante i miei viaggi in Italia mi hanno aiutata a capire quanto fossi fortunata ad essere una cristiana palestinese in Terra Santa, attraverso la loro amicizia ho imparato a vivere la LIBERTÀ con la mia ANIMA, non con il mio corpo e ho smesso di pensare di emigrare. Dio mi ha aperto gli occhi per vedere quanto è importante restare a Betlemme per essere le pietre vive per tutti i cristiani nel mondo intero. Attraverso questa amicizia ho scoperto quanto fossi fortunata e benedetta, e non era una punizione di Dio vivere a Betlemme.
Sono tornata dall’Italia alla stessa vita, stesso marito, figlie, famiglia, lavoro, muro di segregazione ma io ero diversa. Un cambiamento che non ho potuto raggiungere da sola ma con l’aiuto di questi cari amici italiani. Anche i miei genitori notarono che il viso della loro figlia era finalmente sereno ed furono così felici per me che mi chiesero di poter conoscere questi amici così speciali. Mio padre lì invitò a casa sua per poterli ringraziare per avermi reso di nuovo felice e splendente.
Mio marito non capì subito cosa stavo vivendo nonostante avessi condiviso con lui tutti i dettagli, così gli dissi: “Jeries se vuoi capire la felicità che sto vivendo vieni a vedere”. Mi ha seguito e ha vissuto l’esperienza e anche lui ha capito di cosa stavo parlando. Le mie figlie hanno fatto lo stesso e sono state tutte commosse. È iniziato con un “gesto” di un amico ad un amico, poi è passato alle nostre famiglie e ai nostri cari.
Vorrei concludere con questo pensiero:
Mi sentivo sola a disegnare nel mare e non sapevo nuotare finché non ho perso la fede e la speranza. Poi Dio mi ha mandato una NAVE piena di bei volti, cuori e anime li ha chiamati AMICI, mi hanno salvato dall’annegare e mi hanno tenuto sulla loro barca e mi hanno chiesto di stare con loro. Questo è il significato della vera AMICIZIA. Mi ricorda la storia di 2000 anni fa di Gesù e dei suoi apostoli durante la tempesta in mezzo al mare.
Questo è il mio consiglio per te che leggi la mia testimonianza: se vuoi capire di cosa parlo, devi venire a vedere e vivere l’esperienza. Questo è l’unico modo per continuare ad annaffiare il seme nel tuo cuore! Ogni essere umano nasce con un piccolo seme dentro il suo Cuore, che si chiama Gesù. Se ti circondi della giusta compagnia, avrai la possibilità di continuare ad annaffiare il tuo seme, che non avrà mai Sete. Così crescerà e sarà un bel Fiore: il suo profumo potrà toccare anche i cuori degli altri!
Neanche Gesù è rimasto solo quando ha deciso di venire su questa Terra, chiedeva ai suoi apostoli di restare con lui. Non perdere mai la speranza perché il tempo di Dio non è come il nostro, ha impiegato diversi anni per rispondere alle mie preghiere e quando ha risposto è stato così generoso con me donandomi questa preziosa amicizia.
Grazie,
la vostra Wafa’ Farid Musleh