Le 3 polmoniti gravi di Sali [Racconto di Natale | cap.3]
Si aggiunge il terzo capitolo del Racconto di Natale dal Caritas Baby Hospital che ci accompagnerà lungo tutto l’Avvento. Ogni parte viene pubblicata in coincidenza con le 4 domeniche avventizie. Segui questo racconto di salute, pace e amore!
Sali, che pensa di essere una reginetta
Racconto da Betlemme di Andrea Krogmann.
Sali sa quello che vuole: con i suoi sette anni mostra una grinta formidabile malgrado la malattia rara che l’ha colpita. La famiglia si prodiga affinché lei possa condurre una vita il più possibile normale.
>> CAP. 1 «Un mezzo di trasporto particolare»
«Tre, due, uno – arrivo!». Sali è rapida e si muove con destrezza davanti a casa mentre rincorre i cuginetti. Nel pomeriggio si gioca a nascondino. La bambina, esile, è sulla sedia a rotelle ma questo non toglie nulla alla gioia dei bambini, che sono anche i suoi migliori amici. Il paesino di Dura, un luogo isolato a sud-ovest di Hebron, è tutt’altro che idilliaco per il «veicolo». Per andare a scuola, che dista un kilometro e mezzo, la ragazzina deve farsi accompagnare in macchina dai genitori: la strada è infatti sterrata e pietrosa e non sarebbe percorribile con il suo mezzo.
Sali soffre di atrofia muscolare spinale (SMA), una malattia rara che si manifesta in atrofia muscolare, paralisi e riduzione del tono muscolare. Statisticamente parlando, la SMA ha un’incidenza di circa 1 paziente su 10mila nati vivi. Al Caritas Baby Hospital di Betlemme, la bambina è l’unica paziente affetta da SMA di tipo 2. Nessuno dei suoi fratelli più piccoli – Siwar (6 anni), Sila (4 anni) e Gheena (2 anni) – ha ereditato dai genitori il gene mutato localizzato sul cromosoma 5. A causa della patologia, Sali è in grado di stare seduta ma non di camminare.
Tutti i familiari sono molto presenti e si impegnano per facilitare la sua routine quotidiana quotidiana. Tutti le danno una mano affinché possa crescere in modo normale. Davanti a casa, il papà Nizar ha sistemato il piazzale in modo da renderlo più idoneo alla sedia a rotelle. I bambini sono molto attenti e fanno in modo che non vi siano ostacoli sull’area di gioco tali da rovinare irrimediabilmente le ruote del piccolo mezzo elettrico. Mentre si gioca a nascondino anche le regole vengono adeguate all’handicap della bambina. Determinati nascondigli sono infatti tabù. Se Sali vuole andare sull’altalena o sulla giostra pony intervengono i suoi genitori. E anche per salire e scendere le scale la piccola deve essere sempre portata in braccio.
>> CAP. 2 «Le gambe di Sali non funzionano»
Il più delle volte Sali dice di sentirsi esattamente come gli altri bambini e qualche altra volta, invece, che le mancano le gambe per giocare con le amichette o per andare a scuola (che ama in modo particolare). È questo che confida all’assistente sociale Hiba Sa‘di quando va a farle visita a casa. Poi, però, si ridà un tono e recupera fiducia in sé stessa. «Dio mi ha fatto così», dice, e tronca la discussione sulla malattia. «Sali è la nostra reginetta, è lei al centro dell’attenzione e tutti si occupano di lei», esordisce la mamma Iman. «Se c’è qualcosa che la infastidisce, lo dice apertamente. È lo specchio della famiglia perché qui sono tutti teste dure». Lei sa che cosa vuole. Se qualcuno osa parcheggiare sulla strada dove lei deve passare, questa delicata bambina sa esprimere senza paura il proprio malcontento.
Oltre allo spazio esterno, le bambine amano stare sul tavolino di legno basso, in salotto. Lì sopra Sali, con le gambe incrociate sotto il corpo – cosa che sanno fare solo i bambini – impartisce ordini alla sorellina Sila. «Viola, rosa, verde», grida – i suoi colori preferiti – e dai mattoncini colorati spunta una torre fantasiosa. Oppure le due sorelline si tuffano nei quaderni da colorare dimenticando il tempo che passa. Le magliette azzurro cielo con la scritta «I love you», i pantaloncini abbinati, i capelli scuri raccolti con una fascia abbellita da perline: in questo posto le bambine sono come due gocce d’acqua. Le gambe di Sali non riescono a tenerla su ma qui, tra mattoncini e matite colorate, non si nota nulla.
>> CAP. 3 «Tre polmoniti gravi»
Solo dieci mesi dopo la nascita, Iman e Nizar avevano notato che la loro primogenita era diversa dagli altri bambini. Tentava infatti di imparare a camminare ma senza successo. Per la famiglia iniziava così un’odissea che l’avrebbe portata a consultare un’infinità di medici. Poco per volta si rendeva conto che si trattava di una malattia ereditaria, presente nella società palestinese, ma la diagnosi non era ancora certa. Per due mesi Sali fu addirittura portata in Giordania per essere curata, senza successo. Infine, grazie a un test genetico fu possibile stabilire la diagnosi di SMA. Nel 2020 la famiglia si rivolge al Caritas Baby Hospital di Betlemme. Da allora la piccola è stata ricoverata tre volte, una delle quali per quasi tre settimane, per polmonite, un’affezione a cui vanno molto soggetti i pazienti SMA.
La paura iniziale degli ospedali che aveva Sali è nel frattempo svanita. Le visite dell’assistente sociale Hiba infondono coraggio e anche l’angolo giochi, dove Sali si rifugia volentieri tra una terapia e l’altra, ha il suo ruolo. Per il prelievo di sangue, inoltre, l’équipe di Betlemme ha escogitato qualcosa che rende più sopportabile l’odiata procedura.
Durante il ricovero di questa paziente combattiva la mamma può pernottare in ospedale. Per Iman la cosa è chiara: non lascerebbe la figlioletta sola per nessun motivo, malgrado la preoccupazione per il resto della famiglia. I colloqui con l’assistente sociale Hiba confortano la giovane mamma aiutandola a superare il dilemma comune a molte madri quando devono ricoverare un figlio ma devono pensare anche a come organizzare la vita di chi è rimasto a casa.
Potete leggere l’ultimo capitolo della storia di Sali la prossima domenica…